Siamo in un tempo lontano: prima che gli aerei cominciassero a volare, prima che la radio si diffondesse pressoché ovunque e prima che fosse inventata la televisione. Viaggiare senza andarsene davvero in giro per il mondo significava prendere posto nei teatri o in qualche sala da concerto per assistere alle travel lecture. Stiamo parlando degli spettacolari racconti di viaggio messi in scena tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento da un gruppetto di vagabondi. Una volta tornati a casa, intrattenevano il grande pubblico, servendosi semplicemente della propria voce e dei primi proiettori di diapositive: lanterne magiche e stereopticon. Il loro re era Elias Burton Holmes.

Chi era Burton Holmes?
Burton Holmes era un fotografo, uno showman e anche un pioniere della nascente industria cinematografica, tant’è che il suo nome è finito tra le stelle dell’Hollywood Walk of Fame.

© The Burton Holmes Archive
Nel 1986 ha assistito alle prime Olimpiadi moderne ad Atene; nel 1899 ha partecipato, a Parigi, alla prima Esposizione Universale. Nel 1901 ha percorso la prima ferrovia trans-siberiana. Nell’aprile del 1906 ha osservato un’eruzione del Vesuvio; nel 1932 ha applaudito all’incoronazione dell’imperatore di Abissinia. Ha filmato, fotografato e poi raccontato tutto questo e tantissime altre storie a migliaia di spettatori.

The Burton Holmes Travelogues, Volume 3.
La nascita del grande Burton Holmes: un viaggio in Europa e una Kodak
Holmes nasce a Chicago nel 1870, in una famiglia della middle-class. Nel 1883, a 13 anni, compra la sua prima macchina fotografica. Tre anni dopo lascia la scuola per un viaggio oltreoceano, al seguito della nonna. È di nuovo in Europa nel 1890. Al suo ritorno in America, organizza insieme al Chicago Camera Club una “conferenza-spettacolo” perché racconti al pubblico le diapositive del suo viaggio: Through Europe with a Kodak.

L’incontro con Stoddard e l’anno della svolta
Nel 1892, durante un viaggio in Giappone, Burton Holmes incontra il più famoso travel lecturer del momento: John Lawson Stoddard, che lo incoraggia a diventare un professionista. Dopo qualche anno di gavetta, il 1897 segna il momento della svolta. Stoddard si ritira, lasciando un vuoto da colmare nel mondo delle conferenze-spettacolo dedicate ai viaggi. Nel frattempo, il proiezionista e assistente di Holmes, Oscar Depue, acquista una cinepresa da 60 mm e comincia a girare brevi filmati, che vengono proiettati alla fine degli show e riscuotono un enorme successo.
Diapositive colorate e filmati: Burton Holmes conquista l’America
Burton Holmes non vuole essere un narratore di viaggio tra gli altri, ma creare uno stile personale e coinvolgente. Collabora con diversi artisti che colorano a mano le diapositive delle sue foto, rendendole ancor più poetiche e accattivanti.


Come racconta lo stesso Depue, dopo aver usato per la prima volta una videocamera a Roma, in Piazza San Pietro, il cameraman e Holmes diventano sempre più ossessionati dalla ricerca del movimento e di effetti stupefacenti.

Nell’aprile del 1906, Holmes e Depue sono a Napoli, di fronte all’eruzione del Vesuvio. Nonostante tutti gli altri viaggiatori siano in fuga dagli alberghi del golfo, i due si spingono fino alle pendici della montagna per scattare foto e filmare la lava e i lapilli che bruciano nella notte:
The lava was engulfing and burning the homes of farmers and villagers. Part of the lava had cooled sufficiently to allow us to scale it and just as darkness came on, the lighting played around the top of the mountain, creating a wonderful display.

“Eureka! Travelogue!”
Burton Holmes è il primo travel lecturer a mescolare narrazioni, diapositive e pellicole. Questa, per esempio, è la proiezione che ha accompagnato la sua conferenza su Reykjavik, la capitale d’Islanda.
Per gli spettacoli di Holmes la definizione di travel lecture è riduttiva. Nel 1904, in occasione di una tournèe in Inghilterra, il suo agente inventa il termine travelogue:
In 1904 we planned an invasion of London with our lectures: a word that repels the ticket-buyer. My late manager, Louis Francis Brown, worried himself sick over the problem. When he came out of his pneumonia delirium he murmured weakly, “Eureka!Travelogue!,” and we proceeded to broadcast the word in our publicity.

La vita di Burton Holmes in giro per il mondo e per i teatri
Tra il 1890 e il 1950 Burton Holmes tiene migliaia di spettacoli, nei teatri più prestigiosi d’America: dall’Orchestra Hall di Chicago, alla Carnegie Hall di New York, passando per la Symphony Hall di Boston.

Trascorre circa metà dell’anno in viaggio e l’altra metà in tour o nella casa di New York, la sua “Nirvana”, in cui crea una sorta di museo di arte orientale. A partire dal 1915 collabora con la Paramount Pictures e fonda una compagnia specializzata nella produzione di documentari e film di viaggio.

L’arte di raccontare un viaggio
Le storie di cui Holmes è autore e protagonista prendono vita davanti agli occhi degli spettatori, attraverso una performance che lo vede muoversi sul palco come una figura in bilico tra il presentatore e l’attore di teatro. Holmes prende per mano il pubblico e lo accompagna per le strade delle città, lo catapulta in mezzo a paesaggi mozzafiato, gli presenta le persone che abitano quei luoghi, le loro culture e le loro tradizioni. Nel mondo dei suoi travelogue, il viaggiatore non è solo testimone e narratore di quel che racconta: si fa interprete, traduttore e consigliere.
Burton Holmes muore nel 1958, a 88 anni, dopo aver tenuto più di 8.000 spettacoli e aver attraversato più di 50 volte l’Oceano Atlantico e l’Oceano Pacifico. E dopo aver filmato tutto quello che avreste sempre voluto vedere.

Leggere Burton Holmes oggi
Possiamo ritrovare le storie di Burton Holmes tra le pagine della collana The Burton Holmes Travelogues, in dieci volumi (tutti scaricabili gratuitamente da qui), in cui si mescolano parole e immagini.
Le sue storie sono ancora oggi entusiasmanti, ironiche, vivaci e sorprendenti. Così racconta al suo pubblico, per esempio, cosa significa passeggiare tra le vie di Parigi:
Of all European capitals perhaps Paris is the one best known to Americans. Everyone has heard the saying that “good Americans when they die go to Paris,” but fewer have heard the flippant remarks of one of our younger wits that “the bad nes get there while they are alive!” Good Americans and bad’ adore Paris. Paris becomes to them a sweetheart. […] To me it is a pleasure simply to be in Paris. With every recurring visit, I find that I gaze on it with a sense of novelty and interest and pleasure for which I can find no expression in words. I, too, exclaim, “Paris, Paris, Paris!” The very name is evocative, whether we think of it as a mere sound on the lips and in the ear, or as a magical written or printed word for the eye. Whoever celebrates the famous things of Paris cannot but repeat what has been said a thousand times in praise of her museums and her monuments, her treasures of art, her incomparable avenues, and her splendid decorative spaces. There is no place in all the world like it. No city fascinates like the City by the Seine. None of the world’s great capitals is so truly the capital of the great world. Whoever you may be, whatever things attract you, you will be at home in Paris; you will find there the very thing you seek. In a word, Paris is everything to everybody; but, above all, Paris is Paris…

Per tante altre foto e per conoscerlo meglio, potete dare un’occhiata all’account Flickr del Burton Holmes Archive. I suoi film sono stati raccolti qui dal Travel Film Archive.